giovedì 24 novembre 2016

I RICORSI PRESENTATI DALLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE NON DEVONO PAGARE IL CONTRIBUTO UNIFICATO


Buone notizie per le associazioni ambientaliste che agiscono in giudizio!

La Repubblica 1 novembre 2016

"Gratis i costi di giustizia per gli ambientalisti" I Vas vincono la causa

Una sentenza fissa un precedente importante per le associazioni che difendono il territorio


Le associazioni ambientaliste non devono pagare i costi di accesso alla giustizia.

E' una sentenza che segna un punto e un importantissimo precedente a favore delle onlus ambientaliste quella con cui la Commissione Tributaria regionale della Liguria ha accolto il ricorso dell'associazione Vas (Verdi, Ambiente Società) annullando una disposizione della segreteria del Tar che obbligava il Vas a pagare il cosiddetto contributo unificato relativo all'instaurazione di una causa davanti allo stesso Tribunale amministrativo regionale.

I giudici tributari regionali hanno accolto il ricorso del Vas presentato dall'avvocato Daniele Granara ribaltando così la sentenza di primo grado della Commissione Tributaria Provinciale che era invece favorevole all'obbligo di pagamento.

La sentenza si basa sul rispetto della Convenzione di Aarhus (firmata nella cittadina di Aarhus, in Danimarca, nel 1998) "ratificata – spiegano i giudici - dalla Repubblica Italiana con la legge 108 del 2001, impegna gli stati membri a prevedere l'adeguato riconoscimento e sostegno delle organizzazioni che promuovono la tutela dell'ambiente e a provvedere affinché l'ordinamento si conformi a tale obbligo, specie in materia di accesso alla giustizia, negare l'esenzione dal pagamento del contributo unificato per atti quali i ricorsi giurisdizionali finalizzati alla difesa di interessi collettivi diffusi in materia ambientale, porterebbe ad un evidente contrasto tra il diritto interno e le norme europee di pari rango, in quanto recepite nella legislazione nazionale, le quali mettono chiaramente in evidenza che il costo dei procedimenti giurisdizionali sopra indicati debba essere gratuito o non eccessivamente oneroso".

Negli ultimi anni proprio questi costi sono aumentati e in passato l'ex presidente del Tar Liguria Santo Balba aveva spiegato come tale scelta scoraggiasse di fatto molti cittadini impossibilitati a versare alcune migliaia di euro solo per avviare la causa.

Nel caso in questione i Vas avevano impugnato davanti al Tar una deliberazione della Regione del 2014 che riguardava il "Progetto di coltivazione congiunta e recupero ambientale delle cave Gneo, Giunchetto e Vecchie Fornaci".

Poiché il contributo unificato muta a seconda del valore della causa, per il business in ballo i questa vicenda i Vas avrebbero dovuto sborsare seimila euro in partenza.

E' evidente che proprio tali costi siano un fortissimo deterrente per molte associazioni che si battono sul territorio per la difesa dell'ambiente e del paesaggio. La sentenza della Commissione Tributaria fissa un precedente importante che faciliterà l'azione delle associazioni di difesa del territorio.


(marco preve)

DIROTTARE I FONDI PER LE GRANDI OPERE SUGLI INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA

Legambiente Piemonte e Val D'Aosta 

I dati di Ecosistema Rischio: in Piemonte il 93% dei Comuni a rischio frana o alluvione

Ecosistema rischio 2016

7 milioni i cittadini esposti quotidianamente al pericolo frane e alluvioni. Legambiente presenta il dossier Ecosistema Rischio 2016, numeri e dati aggiornati sul rischio idrogeologico in Italia    
 
 

           7milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni. In ben 1.074 comuni (il 77% del totale) sono presenti abitazioni in aree a rischio. Nel 31% sono presenti addirittura interi quartieri e nel 51% dei casi sorgono impianti industriali. Nel 18% dei Comuni intervistati, nelle aree golenali o a rischio frana sono presenti strutture sensibili come scuole o ospedali e nel 25% strutture commerciali. L’urbanizzazione delle aree a rischio non è solo un fenomeno del passato: nel 10% dei Comuni intervistati sono stati realizzati edifici in aree a rischio anche nell’ultimo decennio. Solo il 4% delle amministrazioni ha intrapreso interventi di delocalizzazione di edifici abitativi e l’1% di insediamenti industriali. In ritardo anche le attività finalizzate all’informazione dei cittadini sul rischio e i comportamenti da adottare in caso di emergenza: L’84% dei Comuni ha un piano di emergenza che prende in considerazione il rischio idrogeologico ma solo il 46% lo ha aggiornato e solo il 30% dei Comuni intervistati ha svolto attività di informazione e di esercitazione rivolte ai cittadini...>>continua

scarica il dossier Ecosistema Rischio 2016 >>qui

tabelle del rischio comune per comune >>qui



Piemonte sott’acqua, Legambiente: “Ancora poca prevenzione. Sindaci inadempienti”


Sono bastati pochi giorni di pioggia e il Piemonte è di nuovo ripiombato nell’incubo alluvione. “Una situazione critica dovuta da un lato ai fenomeni meteorologici persistenti ma soprattutto agli sforzi ancora inadeguati sul fronte della prevenzione del rischio idrogeologico -dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. I primi responsabili della sicurezza del nostro territorio sono i Sindaci che purtroppo nella maggior parte dei casi sono inadempienti sia in termini di azioni per la prevenzione del rischio sia nella gestione delle emergenze. I Comuni hanno un ruolo determinante nelle scelte sulla pianificazione urbanistica, negli interventi di delocalizzazione di abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, nell’adeguamento alle norme di salvaguardia dettate dalla pianificazione di bacino e la corretta manutenzione del territorio. Sono, quindi, soggetti strategici per una gestione del territorio che miri ad una reale mitigazione del rischio idrogeologico. Eppure ancora troppi Sindaci nella nostra regione sembrano non esserne consapevoli, nonostante siano chiamati ad aggiornare i propri piani urbanistici anche alla luce delle nuove mappe del rischio e dell’approvazione del Piano di gestione del Rischio Alluvioni da parte della Regione Piemonte e dell’Autorità di Bacino del Po. Ci auguriamo che nei prossimi mesi venga seguito l’esempio di quelle poche amministrazioni che con coraggio stanno rivedendo i propri piani urbanistici, riducendo le aree edificabili, e dando così in modo tangibile un contributo alla salvaguardia del suolo e alla sicurezza collettiva”.

In Piemonte sono 1131 su 1206 i comuni con aree a rischio frana o alluvione, pari al 93% del totale, con punte del 99,2% nelle province di Cuneo e Asti, più di 87 mila residenti in aree a pericolosità idraulica elevata e più di 220 mila in aree a pericolosità media. Numeri che emergono da Ecosistema Rischio, il dossier annuale di Legambiente che mette in luce quanto sia pesante l’urbanizzazione delle aree più fragili ed esposte a rischio. Il dossier ha l’importante obiettivo di scattare una fotografia sempre più aggiornata e dettagliata delle fragilità idrogeologiche del territorio italiano e di valutare le attività messe in opera dalle amministrazioni locali per la prevenzione e la mitigazione di tale rischio.

La legge 100 del 2012 ha stabilito per le amministrazioni comunali l’obbligo di adottare e aggiornare un piano d’emergenza entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge stessa. Ad oggi Legambiente rileva grazie alla collaborazione del Settore di Protezione Civile della Regione Piemonte, che ha messo a disposizione i dati presenti nel proprio archivio, che sono ancora 102 i comuni del Piemonte che non si sono mai dotati di un piano di emergenza e ben 310 quelli che hanno piani non adeguati perché precedenti al 2004, anno in cui il Settore di Protezione Civile ha redatto un regolamento e relative linee guida per la programmazione e pianificazione dei piani di emergenza.

COP22 CONFERENZA MONDIALE SUL CLIMA : GLI IMPEGNI

Appunti dalla Conferenza Mondiale sul Clima conclusa a Marrakech il 18 novembre



Dalla COP22 il diario del nostro inviato Mauro Albrizio: "I risultati concreti sono modesti ma da Parigi non si torna indietro. Tutti i governi si sono impegnati a rendere pienamente operativo l’Accordo entro il 2018"
Diario di Legambiente dalla COP 22 
19.11.2016
Di Mauro Albrizio, responsabile Clima e politiche europee di Legambiente



Da Marrakech arriva un segnale chiaro e forte. Da Parigi non si torna indietro
Si è chiusa qui nella notte di Marrakech la COP22 superando lo scoglio finanziario, grazie alla disponibilità manifestata dai paesi poveri.
Da Marrakech arriva un segnale chiaro e forte. Da Parigi non si torna indietro, la sua direzione di marcia è irreversibile. Tutti i governi si sono impegnati a rendere pienamente operativo l’Accordo di Parigi entro il 2018.
Va tuttavia sottolineato che i risultati concreti sono modesti, in particolare per quanto riguarda il sostegno finanziario dei paesi industrializzati all’azione climatica dei paesi poveri. Il risultato di maggior rilievo è l’adozione del programma di lavoro, con un calendario di verifiche intermedie serrato, per definire la governance dell’Accordo entro la COP24 del 2018, quando è prevista la prima revisione degli impegni assunti a Parigi lo scorso dicembre

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martedì 15 novembre 2016

ALTA SORVEGLIANZA RFI - ITALFERR SPA

Con tutto il denaro pubblico destinato a questa opera definita strategica ci si rende conto giorno per giorno con quale cura vengono gestite le risorse di cantiere a discapito di ottimizzazione delle attrezzature e dei materiali, nonché alla sicurezza nelle aree di lavoro, che dovrebbero essere mantenute pulite e in ordine. 

Di seguito alcune immagini che la dicono lunga sulla gestione parsimoniosa delle risorse messe a disposizione con i denari dei contribuenti e la meticolosa gestione delle aree di cantiere.

 

lunedì 14 novembre 2016

#ALESSANDRIANUOVATERRADEIFUOCHI: petizione popolare “Stop all’utilizzo delle cave di Alessandria per lo smarino del Terzo Valico”

SOTTOLINEANDO E RIBADENDO L'OPPOSIZIONE AL TERZO VALICO (COMUNICATO STAMPA - IL TERZO VALICO E SESSANTA MILIONI DI....MARCHETTE?), per la quale i circoli di Legambiente Ovada e Val Lemme hanno chiesto la dismissione dei cantieri e il dirottamento dei fondi verso le vere priorità del Paese (e purtroppo la giornata di oggi dimostra ancora una volta quali siano:
http://www.imperiapost.it/213677/maltempo-allerta-meteo-rossa-entroterra-devastato-da-piogge-e-frane-situazione-critica-a-garessio-e-ormeale-immagini)
diffondiamo la petizione popolare voluta e portata avanti da alcuni cittadini di Alessandria, riunitisi in un  comitato spontaneo #ALESSANDRIANUOVATERRADEIFUOCHI




Parte la petizione popolare
Stop all’utilizzo delle cave di Alessandria per lo smarino del Terzo Valico”

In questi giorni anche in Alessandria sperimentiamo i primi effetti del Terzo Valico.
A settembre sono iniziati i lavori in cascina Clara e Buona: il progetto prevede la “rinaturalizzazione delle aree di ex cava con lo smarino del terzo valico”, mentre dalla scorsa settimana si può conferire smarino anche in cava Bolla.
Smarino contenente amianto e schiumogeni ...
in quali quantità?
Noi ipotizziamo che lo smarino contenga 8 mila tonnellate di amianto per la parte destinata al solo Comune di Alessandria e 20 mila tonnellate per l’intera provincia.
... quali rischi corre la popolazione?
L’amianto è estremamente volatile, può disperdersi durante il trasporto e costituisce un problema nei siti di deposito, inoltre gli additivi usati per effettuare lo scavo avranno effetti nocivi o tossici? e quali rischi correranno i siti scelti per lo stoccaggio?
... cosa fanno le istituzioni per garantire la salute dei cittadini e la sicurezza del territorio?

Queste le domande che hanno spinto i cittadini della zona Cristo a formare, insieme ai cittadini di Spinetta, il Comitato #AlessandriaNuovaTerradeiFuochi.
Dalle riunioni e dagli incontri con le Associazioni ed i Comitati Ambientalisti del territorio nasce la Proposta Popolare di Deliberazione “Terzo Valico: completa trasparenza, e Stop all’utilizzo delle cave di Alessandria per lo smarino”.
L’obiettivo è invitare il Consiglio Comunale ad esprimersi su un testo che nasce dal basso, dal buon senso delle persone comuni, poiché se il potere non difende la salute dei cittadini, sono i cittadini a doversi organizzare per difendersi e difendere il proprio territorio.
Contemporaneamente alla più impegnativa proposta di delibera, parte anche una petizione (in allegato) con lo scopo di sostenere la proposta e di agevolare la raccolta firme.
A tale scopo si terranno incontri pubblici in numerosi quartieri cittadini, incontri in cui cittadini e ambientalisti raccontano ad altri cittadini che cosa sta accadendo, senza la pretesa di possedere la verità assoluta, ma con la consapevolezza di avere tante domande alle quali nessuno sembra entusiasta di rispondere. 

Per conoscere il nostro pensiero: giovedì 24, ore 21 via De Gasperi (rione Europa), Parrocchia di San Paolo.





Gli interessati a sottoscrivere la petizione o la proposta di delibera possono mandare una mail a alessandrianuovaterradeifuochi@gmail.com