domenica 24 maggio 2015

I COMITATI NOTAV CHIEDONO IL RITIRO IMMEDIATO DELLE AUTORIZZAZIONI ALLO STOCCAGGIO DELLO SMARINO DEL TERZO VALICO NELLE CAVE ALESSANDRINE


Sabato 23 maggio si è tenuta una nuova manifestazione ad Alessandria, indetta dai comitati NoTav contro l'autorizzazione rilasciata dal Comune di Alessandria per l'utilizzo di tre cave da destinare allo stoccaggio dello smarino del Terzo Valico dei Giovi.











 


 

 
Il rischio maggiore che la decisione del Comune di Alessandria può comportare è l'inquinamento delle falde acquifere su cui sorgono le cave => la situazione è così descritta da Tino Balduzzi:

Le falde acquifere non sporgono denuncia, non possono farlo e non possono lamentarsi quando vengono inquinate. Possono però farlo i cittadini, informandosi sulle troppe cose su cui vengono tenuti all'oscuro dal potere.

Le falde acquifere: occhio non vede...
Sono sottoterra, la gente non le vede e non sa come sono fatte. Nemmeno lo immagina perché molti pensano che una falda sia un fiume sotterraneo che velocemente porta via ogni forma di inquinamento. Non è così: schematizzando si può dire che le falde acquifere sono strati permeabili di ghiaia e sabbia con dentro dell'acqua che si muove molto più lentamente di quanto si pensi. Strati permeabili separati da altri totalmente impermeabili, o quasi, che ne costituiscono il fondo. In pianura solitamente c'è una prima falda che è a contatto con l'atmosfera e che raccoglie l'acqua piovana, poi un suo fondo impermeabile, e poi altre falde ancora, ciascuna con un suo fondo impermeabile.
Salvo eccezioni in una falda di pianura l'acqua si muove a malapena, e 5 centimetri l'ora può rendere l'idea. Non la velocità di un fiume, ma anni per percorrere un solo chilometro. Risultato: l'inquinamento delle falde appare molti anni dopo, un tempo di solito sufficiente a farla franca da parte di chi inquina grazie a tempi di prescrizione dei reati troppo brevi. Inoltre se il fondo di una falda presenta profondi avvallamenti e vicino al fondo la permeabilità della falda è minore, si possono creare condizioni di acqua sostanzialmente ferma, dove inquinanti molto solubili possono espandersi in tutte le direzioni e inquinanti molto pesanti si possono insediare permanentemente sul fondo della falda.
Le falde acquifere profonde non sono distribuite in modo uniforme. Ad esempio in Piemonte le falde acquifere profonde sono 3 e sono concentrate nell'alessandrino, nel cuneese e nel vercellese. Nel torinese e nel novarese c'è meno acqua e ad Asti ancora meno. 
Lo dicono i geologi del CNR e dell'Università di Torino in una pubblicazione del 2009, apparsa sul sito della Regione Piemonte con un certo ritardo e che ha cominciato a diffondersi solo recentemente, quando molte delle decisioni riguardanti discariche, insediamenti industriali e terre da scavo dei tunnel erano state prese sulla base di conoscenze che si limitavano a circa 200 metri di profondità.
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